Cannabis terapeutica

Cosa si intende per Cannabis terapeutica?

Termine di etimologia greca che indica “cura, metodo di guarigione”.
La cannabis “terapeutica” ha assunto quest’appellativo per indicare la finalità specifica di alcuni principi attivi contenuti nella pianta (CBD e THC) in grado di alleviare alcune sintomatologie anche gravi. E il dolore che le accompagna. Nel 2006 l’allora Ministro della salute Livia Turco autorizzó l’importazione in Italia di medicinali contenenti THC per la somministrazione a scopo terapeutico in mancanza di altre  alternative terapeutiche. Da qui il via ai trattamenti e ai piani terapeutici, anche ospedalieri, oggi prescrivibili ai pazienti che ne necessitano, con indicazione di tempi e modalità di somministrazione.

Era l’alba dell’ “Erba medica” per l’Italia.
Una pianta che oltre ai più noti THC e CBD contiene anche molti altri principi attivi e terpeni (oli essenziali) che funzionano sinergicamente agendo con i recettori del sistema nervoso. Si é dimostrata efficace nei disordini del sonno, per la stimolazione dell’appetito e per tenere sotto controllo gli stati d’ansia (solo per citare alcuni degli effetti), fino ad arrivare al controllo del dolore cronico negli adulti in patologie più gravi (fibromialgia e sclerosi multipla), di nausea e vomito conseguenti a trattamenti chemioterapici.
È al chimico israeliano Raphael Mechoulam che si deve per primo la scoperta dei principi attivi della cannabis. Nel 1964 isoló e sintetizzó  il Delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e successivamente il cannabidiolo (CBD) e il cannabigerolo (CBG) ed altri composti contenuti nella cannabis. A Lui, oggi 88enne, che ha dichiarato in qualche intervista di non aver mai fumato uno “spinello” in vita sua, ai suoi studi e pubblicazioni si deve riconoscere soprattutto un merito: l’avvio del superamento della concezione che la cannabis non é solo “marijuana da sballo”.