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Approfondimento Legge 242/2016 – Coltivazione della canapa

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Legge 242 del 2016

Dopo la Legge 242/2016 recante “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa” che ha disciplinato in Italia finalità e liceità della coltivazione, obblighi del coltivatore, controlli e sanzioni, valori di THC ammessi negli alimenti, resta ancora tanto da chiarire e da scrivere sull’uso “terapeutico” della cannabis. Argomento che divide l’opinione pubblica, la politica, medici e ricercatori, a colpi di battute, articoli, approfondimenti. Recente è il parere reso dal Consiglio Superiore di Sanità  (CSS), datato 10 aprile 2018, che ritiene di non escludere la pericolositá dei prodotti “contenenti o costituiti dalle infiorescenze di canapa” indicanti in etichetta la presenza di “cannabis o cannabis light o cannabis leggera” anche per le basse concentrazioni di THC (comprese tra lo 0,2-0,6%), sostenendo che la Legge 242/2016 non prevede tra le finalità di coltivazione la produzione e commercializzazione specifica di infiorescenze, qualunque ne sia la percentuale di THC contenuta. Il parere reso motiva con la mancata valutazione del rischio connesso in relazione a particolari stati psico-fisici del consumatore (gravidanza, età, interazioni con farmaci).

 

Il Ministero e l’Avvocatura di Stato a favore della produzione in Italia

A fronte del suddetto responso, il Ministro della Salute, Giulia Grillo, ha investito a sua volta l’Avvocatura Generale dello Stato per chiedere un parere sotto l’aspetto legale sulla questione, “anche sulla base degli elementi da raccogliere da parte delle altre amministrazioni competenti” (riferendosi all’Ufficio di Presidenza del Consiglio dei Ministri e ai Ministeri dell’Interno, Economia, Sviluppo Economico, Agricoltura e Infrastrutture e Trasporti).
Il Ministro sembra non aver sottovalutato affatto l’importanza dell’uso della cannabis terapeutica, anzi. Cogliendo l’occasione di una sua visita presso lo Stabilimento Chimico Militare di Firenze, che ha definito “un’eccellenza tutta italiana”, in un video-messaggio postato su Facebook il 31 luglio scorso ha tenuto a precisare alcuni punti fermi:

1) lo Stabilimento Militare di Firenze é in grado (perché lo ha giá fatto in passato) di produrre farmaci cosiddetti “orfani” cioè quelli per malattie rare che le aziende farmaceutiche non hanno alcun interesse a mandare in produzione, perché non garantiscono un profitto redditizio e comunque troppo costosi per il consumatore finale;

2) la “cannabis terapeutica” non é e non deve essere confusa con la “marijuana” o con la “cannabis light” o a scopo ludico, con cui non ha nulla a che vedere. Eppure c’é qualcuno che “scorrettamente” genera confusione sull’argomento;

3) ci sono malattie neurologiche importanti e invadidanti nei confronti delle quali gli effetti della “cannabis terapeutica” sono un valido supporto perché ne rappresentano un utile presidio medico.
Motivo per cui il Ministro ha dichiarato di averne sollecitato l’incremento delle importazioni dall’Olanda per rifornire le farmacie italiane, affinché si  possa far fronte alle richieste dei “sofferenti” aventi diritto. Richieste rispetto alle quali l’offerta è oggi insufficiente.
Ma non è tutto. Il Ministro Grillo ha anche evidenziato che puntare sulla produzione nazionale, oltre a garantire il soddisfacimento della domanda interna, rappresenterebbe un “vantaggio economico”, se vogliamo vederla da un punto di vista legato all’incremento delle esportazioni e di conseguenza alla crescita economica del nostro Paese.

La strada da percorrere è ancora lunga e ci si augura che questo nodo possa essere presto sciolto. Ma quello che si può certamente evidenziare é che l’argomento, in un modo o nell’altro e a prescindere dagli esiti che ne verranno, è stato attenzionato ed ha subito una sia pur lenta evoluzione rispetto al passato. Ciò anche per la diversa e piú moderna concezione della cannabis e dei suoi utilizzi, frutto di un’apertura che tiene certamente in debita considerazione le voci che da più parti si stanno levando (di chi in particolare ne sta facendo uso terapeutico e ne attesta i benefici sulla propria pelle). Perché ciò che oggi non si può negare é che la cannabis  terapeutica rappresenta una cura alternativa ed efficace rispetto ai farmaci “tradizionali e convenzionali” quando questi diventano palliativi insostenibili.

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